La riforma Cartabia in ambito di mediazione

1 Febbraio 2023

La riforma Cartabia in ambito di mediazione

Tra le novità che saranno apportate alla giustizia civile italiana dalla riforma Cartabia, ci sono importanti ed attese novità che riguardano la mediazione civile e che interessano direttamente anche e soprattutto il mondo condominiale.

Per quanto concerne il Condominio, l’introduzione della mediazione obbligatoria, ovvero sia della mediazione come condizione di procedibilità di qualsiasi causa in materia condominiale, aveva portato con sé una contraddizione giuridica non banale. Era stata, infatti, lasciata immutata la norma che consentiva all’Amministratore di Condominio di resistere alle impugnazioni senza mandato assembleare, ma non si era data la possibilità all’Amministratore di aderire alla mediazione senza mandato assembleare. Detto in altri termini, la legge stabiliva che l’amministratore avrebbe potuto resistere nel caso in cui il condomino impugnante avesse cercato di bypassare la mediazione (implicitamente dicendo che avrebbe dovuto fare rilevare subito l’omissione della condizione di procedibilità, ma astrattamente anche per più generali azioni in ambito di contenzioso civile), ma laddove il condomino avesse diligentemente esperito il tentativo di mediazione, l’Amministratore non avrebbe potuto fare altro che convocare l’Assemblea per farsi autorizzare l’adesione alla mediazione.

Con la riforma Cartabia questa assurdità giuridica scompare grazie all’introduzione nel decreto legislativo 28/2010 dell’Art. 5-ter che conferisce legittimazione all’Amministratore ad aderire sponte sua alla Mediazione. Tale articolo recita:

L’amministratore del condominio è legittimato ad attivare un procedimento di mediazione, ad aderirvi e a parteciparvi. Il verbale contenente l’accordo di conciliazione o la proposta conciliativa del mediatore sono sottoposti all’approvazione dell’assemblea condominiale, la quale delibera entro il termine fissato nell’accordo o nella proposta con le maggioranze previste dall’articolo 1136 del codice civile. In caso di mancata approvazione entro tale termine la conciliazione si intende non conclusa.

Proprio la necessità di passare dall’Assemblea prima di avviare il procedimento di mediazione, aveva fino ad ora portato le mediazioni in materia condominiale a diventare particolarmente lunghe. Sotto il profilo della durata, una novità importante è introdotta dal novellato articolo 6 che al comma 1 introduce anche un limite alla libertà delle parti di accordare prolungamenti della mediazione. Se prima era previsto che la mediazione durasse 3 mesi prorogabili in base all’accordo delle parti, ora viene precisato che al massimo la durata della mediazione può essere raddoppiata (ossia allungata di ulteriori 3 mesi).

Questa nuova limitazione, comunque, può avere valenza limitata nel caso di impugnazioni di assemblee, se si guarda all’esistenza di giurisprudenza che aveva stabilito che allo scadere dei tre mesi dall’avvio della mediazione riprendessero a decorrere i 30 giorni per l’impugnazione di tal che, per non decadere dal diritto di avviare l’azione civile, il condomino impugnante doveva comunque depositare l’atto di citazione entro il quarto mese dal deposito dell’istanza di mediazione.

Sulla durata del procedimento interviene anche l’articolo 8 novellato che stabilisce che il primo incontro tra le parti debba tenersi non prima di venti e non oltre quaranta giorni dopo il deposito della domanda salvo diversa concorde indicazione proveniente dalle parti.

In base ai dati del Ministero della Giustizia, nel 2020 la materia condominiale era la quarta materia delle mediazioni iscritte dopo diritti reali, locazione e contratti bancari con l’11.9%. Nel 2021 la materia condominiale era terza dopo diritti reali e contratti bancari con il 12.5% delle iscrizioni. Sempre al terzo posto ma con il 13.3% si è confermato poi nei primi tre trimestri del 2022 (dati fermi al 30 settembre).

Ma, a ben guardare, il condominio è interessato probabilmente maggiormente di quanto appare dalla mediazione civile e commerciale. Non va dimenticato che la mediazione è obbligatoria anche in caso di opposizione a decreto ingiuntivo. Nel caso in cui un condomino che subisca decreto ingiuntivo presenti opposizione, l’amministratore (quale rappresentante del creditore) deve avviare la mediazione. Per cui anche una parte più o meno grande di mediazioni per opposizioni a decreto ingiuntivo riguardano sicuramente, sia pure indirettamente, la materia condominiale. Si può, quindi, comprendere agevolmente il rilievo e l’interesse che la riforma Cartabia in ambito di mediazione ha per il condominio italiano.

Non resta che attendere l’entrata in vigore della riforma delle mediazioni per vedere quali ne saranno i riflessi e gli effetti. Probabilmente si può essere ottimisti su un piano di definizione in sede di mediazione delle controversie condominiali. I condomini, quando saranno interpellati sulle mediazioni, non dovranno più scegliere tra la spesa certa per il mandato ad un legale che assista l’amministratore in mediazione e possibili spese legali di causa, ma saranno invece chiamati a scegliere tra una possibilità certa di accordo (qualora sia emersa) ed una possibilità di causa con relative spese. Se questa speranza si concretizzerà, sarà sicuramente un risultato importante atteso che nel 2021 solo il 25% delle mediazioni in materia di condominio si è concluso con un accordo, nei primi tre trimestri 2022 il dato delle mediazioni condominiali concluse con un accordo è stato del 26% e nel 2020 del 28%.

 

Articolo a cura di Francesco Ristori Monaco.


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